\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 LÆassetto politico-territoriale stabilito per lÆItalia dalle grandi potenze vincitrici della coalizione antifrancese nel primo t
rattato di Parigi (30 maggio 1814), poi inserito nellÆAtto finale del congresso di Vienna (1░ novembre 1814-30 maggio 1815), mentre sanciva il ritorno alla situazione prerivoluzionaria con la restaurazione sul trono dei sovrani legittimi, segnava altres∞
lÆemergere dellÆAustria quale potenza egemone e garante dellÆordine nella penisola. Essa acquistava i territori appartenuti alla Repubblica di Venezia che, assieme ai vecchi possedimenti austriaci in Lombardia, vennero a costituire il regno del Lombardo
-Veneto, direttamente inglobato nellÆimpero. Il Trentino, Trieste e parte dellÆIstria divennero territori imperiali. LÆAustria si assicurava inoltre il controllo sulla maggior parte degli stati italiani grazie allÆinfluenza, diretta o indiretta, che era
in grado di esercitare sui loro sovrani, i quali allÆintervento austriaco dovevano per lo pi∙ il trono. Il ducato di Parma e Piacenza fu dato a Maria Luisa dÆAsburgo (1815-47), ex imperatrice dei Francesi, con la clausola che il ducato sarebbe andato ai
Borboni dopo la sua morte. Il ducato di Modena e Reggio fu anchÆesso assegnato a una creatura dellÆAustria, cioΦ a Francesco IV dÆAsburgo-Este (1814-46), cui sarebbe andato inoltre il ducato di Massa e Carrara, dato vita natural durante alla madre, Maria
Beatrice dÆEste. Il ducato di Lucca fu provvisoriamente attribuito ai Borboni di Parma con lÆaccordo che alla morte di Maria Luisa, e quindi con il ritorno della dinastia sul trono di Parma, esso sarebbe stato ricongiunto al granducato di Toscana. Il gr
anducato di Toscana a sua volta torn≥ a Ferdinando III dÆAsburgo-Lorena (1814-24), fratello dellÆimperatore dÆAustria, che ottenne anche Piombino e lo Stato dei Presidi. Lo Stato pontificio, sotto Pio VII, ricostituito nei suoi confini tradizionali salvo
la cessione alla Francia di Avignone, venne anchÆesso a trovarsi sotto il controllo dellÆAustria, la quale ebbe riconosciuto il diritto di mantenere presidi militari a Ferrara e Comacchio. Il regno delle Due Sicilie, in cui la restaurazione fu il risult
ato della sconfitta militare di Murat a opera degli Austriaci, vide il ritorno di Ferdinando IV di Borbone. Il regno di Sardegna, sotto Vittorio Emanuele I di Savoia (1802-21), cui and≥ il territorio che era stato della Repubblica di Genova, risult≥ esse
re lÆunico stato italiano in grado di mantenere una relativa autonomia nei confronti dellÆAustria, alla quale tuttavia era unito dal comune orientamento conservatore e dalla ostilitα nei confronti di ogni movimento che avesse come obiettivo la modifica d
ello \i statu quo\i0 .\par
La restaurazione politico-territoriale fu accompagnata in tutti gli stati italiani dal tentativo di neutralizzare quanto di innovativo la Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano introdotto tanto nella sfera dellÆ
amministrazione statuale quanto in quella della societα civile. La volontα di reazione dei sovrani non riusc∞ comunque, specie negli stati pi∙ importanti, a ricreare integralmente la situazione dellÆancien rΘgime. Quasi dappertutto aspetti importanti del
le istituzioni civili e amministrative della Francia rivoluzionaria e napoleonica vennero conservati, nΘ poterono essere aboliti gli effetti di quel processo di trasformazione delle strutture economiche e sociali iniziato negli ultimi decenni del Settece
nto, che aveva creato anche in Italia una realtα nuova, per molti versi immodificabile.\par
Nel regno del Lombardo-Veneto, costituito ufficialmente il 7 aprile 1815, lÆazione dellÆAustria fu volta al perseguimento di tre obbiettivi principali: privare i
l paese di ogni autonomia che potesse aprire la strada ad aspirazioni indipendentistiche; sfruttare la progredita economia, specie lombarda, a proprio vantaggio; mantenere nel regno una forte presenza militare in grado di intervenire ovunque in Italia ve
nisse minacciata la propria egemonia.\par
LÆAustria cerc≥ nondimeno di guadagnare il consenso degli ambienti intellettuali italiani promuovendo e finanziando a tal fine la pubblicazione della \i Biblioteca italiana\i0 (1816), rivista mensile di cultura
alla quale collaborarono, tra gli altri, personalitα quali V. Monti e P. Giordani. Ma la parte pi∙ viva dellÆaristocrazia e della borghesia, specie nella pi∙ progredita Lombardia dove maggiormente diffusa era lÆinsoddisfazione per lo sfruttamento econom
ico e per il pesante controllo politico, trov≥ la propria espressione culturale e ideologica ne \i Il Conciliatore\i0 (settembre 1818 - ottobre 1819), che si valse della collaborazione di uomini come gli scrittori romantici S. Pellico e G. Berchet, il f
ilosofo G. D. Romagnosi, lo storico ed economista ginevrino J.-Ch.-L. Sismondi; ma anche di aristocratici di orientamento liberale come L. Porro Lambertenghi e F. Confalonieri, i quali promossero una significativa opera modernizzatrice nel campo economic
o e sociale, riprendendo quella tradizione riformatrice che era stata propria dei Verri, dei Beccaria e dei Melzi.\par
Questo tentativo di manifestare in forma letteraria e culturale propositi di autonomia e di rinnovamento politico non sfugg∞ alla cens
ura austriaca, che nellÆottobre 1819 soppresse la rivista, spingendo la maggior parte dei collaboratori a entrare nelle file delle societα segrete e a impegnarsi in attivitα cospirative.\par
Nel regno dei Savoia, lÆopera di restaurazione intrapresa da V
ittorio Emanuele I con lÆappoggio degli ambienti di corte, dellÆesercito e della Chiesa, fu ispirata al pi∙ gretto conservatorismo. La vecchia legislazione venne reintrodotta al posto di quella napoleonica, sotto ogni profilo pi∙ efficace e moderna; torn
arono le barriere doganali verso lÆesterno e verso lÆinterno, con pesanti conseguenze per lo sviluppo economico; il personale che aveva servito sotto Napoleone nelle alte cariche della burocrazia e dellÆesercito venne per lo pi∙ sostituito con emigrati c
he avevano seguito il re in esilio; la Chiesa, infine, riacquist≥ i vecchi privilegi, tra cui il pieno controllo dellÆistruzione, mentre ebrei e valdesi vedevano nuovamente limitati i propri diritti religiosi.\par
Questo stato di cose suscit≥ un diffuso
malcontento innanzitutto in Liguria, che si trov≥ inserita in un sistema politicamente e socialmente pi∙ arretrato rispetto a quello della vecchia repubblica, ma anche in parte delle stesse aristocrazia e borghesia piemontesi, che mal sopportavano il ri
stabilimento di un regime cos∞ oppressivo e tradizionalista. La nomina a segretario di Stato di P. Balbo, giα funzionario del regime napoleonico e noto per le sue idee liberali, non valse a frenare il processo di radicalizzazione della giovent∙ studentes
ca, che aspirava a un deciso rinnovamento.\par
Nel ducato di Parma, Maria Luisa dÆAustria si attenne a principi di moderazione, evitando lÆinstaurazione di un egime poliziesco e gli eccessi nella repressione.\par
Per contro Francesco IV dÆAustria-Este,
nel ducato di Modena, favor∞ s∞ un certo dinamismo economico, ma govern≥ il paese in modo dispotico e reazionario, cancellando ogni traccia degli ordinamenti napoleonici, epurando drasticamente le sfere della politica e dellÆamministrazione e favorendo
il rafforzamento delle tendenze cattoliche integraliste. Temperamento ambizioso e non privo di intelligenza, Francesco IV, che aveva sposato nel 1812 la figlia di Vittorio Emanuele I di Savoia, coltivava la speranza di succedere al trono del regno sardo.
Pensando di poter trarre giovamento da una maggiore autonomia dallÆAustria, intrattenne per un certo periodo contatti ambigui con cospiratori liberali come E. Misley e C. Menotti. Anche a causa della sua politica oscillante e contraddittoria, il ducato
di Modena divenne un terreno fertile per le attivitα delle societα segrete sia reazionarie sia liberali.\par
AllÆinterno del ôsistema austriacoö la Toscana, di cui era sovrano il fratello dellÆimperatore dÆAustria, Ferdinando III, rappresent≥ il polo de